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Il porto di Gioia Tauro è oggi,
il sedicesimo porto al mondo, avendo lavorato l’anno scorso 2.700.000
pezzi. La maggioranza del traffico è legato al transhipment e cioè
al carico e scarico di container. Per comprendere l’importanza di
tale struttura come volano per l’intera economia calabrese potrebbe
essere utile prendere in considerazione un esempio molto semplice,ma significativo.
Il mercato che a noi intere ssa è quello del Far East, che transita
dal Mediterraneo nel Nord Europa, o si ferma nel Mediterraneo. Si consideri
che una nave che parte da Hong-Kong o da Singapore, arriva a Taranto o a
Gioia Tauro in 14 giorni; se continua e va sui porti del Nord, come Rotterdam
o Amburgo, impiega 22 giorni.
Solamente se ci fermiamo alla consegna porto, sono dieci giorni di differenza,
ma diciamo pure cinque.
Allora, un contenitore pieno di lana che viene dall’Australia e che
ha come destinazione Marzotto, ha un valore di 200 mila dollari e la merce
viene pagata quando è consegnata, quando cioè il compratore
la riceve.
Questo che cosa significa?
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Se al 5 per cento di interesse, dieci giorni di differenza
da una data di consegna all’altra, su dieci contenitori, che è
la media dei volumi sono circa 3.000 dollari, avremo 6 milioni di differenza.
La merce, appare ovvio, decide la strada da seguire per arrivare a destinazione.
Si potrebbe obiettare che la maggior parte dei centri di distribuzione sono
ubicati al Nord, ma se un contenitore è pieno al 90 per cento di
merce che viene consegnata nella zona di Rotterdam, è chiaro che
andrà a Rotterdam e manderà al Sud il 10 per cento. Detto
questo si capisce bene come la Calabria potrà interpretare un ruolo
predominamene come crocevia tra Est e Ovest del mondo.
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