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Putnam ha spiegato le differenze nel rendimento istituzionale delle regioni italiane a partire dalla loro dotazione di capitale sociale. In Putnam, però, que¬st'ultimo termine assume un valore particolare: designa, infatti, le caratteristiche dell' organizzazione sociale, cioè il tessuto di norme e valori che la permeano e le reti di associazionismo che la compongono, le quali promuovono l'azione col¬lettiva e la cooperazione. li capitale sociale è, insomma, l'insieme dei valori pre¬senti in un dato contesto sociale, quali la fiducia, la tolleranza, la solidarietà, ele¬menti che formano la cosiddetta civicness. Queste relazioni di solidarietà e cooperazione, in quanto producano capitale sociale, devono estendersi al di là delle reti familiari e parentali. In questo senso, il concetto di cultura civica appare specularmente contrappo¬sto a quello di "familismo amorale" reso famoso da Banfield negli anni Cinquanta. Va sottolineato che per Banfield, il familismo si basa sul principio di massimizzare i vantaggi a breve termine del nucleo familiare. La presenza della cultura del familismo è quindi ritenuta la causa della mancata mobili¬tazione del Mezzogiorno d'Italia per affrontare la sua arretratezza economica. Putnam sostiene anche che i differenti rendimenti istituzionali e i diversi livelli di svi¬luppo economico delle regioni del Sud rispetto a quelle del Nord dipendono dalla minore presenza di capitale sociale e dalla sua natura. Non tutte le reti di relazioni sono, infatti, favorevoli allo sviluppo. Solo le reti sociali orizzontali, che legano individui dotati di medesimo status e medesimo potere, favoriscono la fiducia e la cooperazione. Le reti verticali, caratterizzate da relazioni asimme¬triche, non producono invece gli stessi effetti sociali. |
È, inoltre, necessario che le
relazioni di fiducia e cooperazione si estendano dalla cerchia parentale
a retico¬li sociali orizzontali più complessi, diffondendo così
norme di reciprocità gene¬ralizzata. L'origine di tali reticoli e di tali norme viene da Putnam ricercata nella lunga durata storica. L'assenza dalla civicness troverebbe le sue origini nella diversa storia del Mezzogiorno rispetto al Nord a cominciare dal XII secolo, quando, mentre al Nord si costituivano i liberi Comuni, nel Sud si affermava la monarchia normanna, certo progredita dal punto di vista economico e culturale, ma carat¬terizzata da una struttura sociopolitica feudale tendenzialmente burocratica e assolutista. Da allora nella penisola italiana si sono formati due sistemi sociali differenti, che sarebbero evoluti secondo logiche contrapposte, cristallizzandosi in culture e istituzioni di tipo orizzontale al Nord e verticale al Sud. Ad esempio, nello studiare le ragioni del successo dei distretti industriali italiani del Centro e del Nord-Est, è riduttivo pensare che esso possa essere spie¬gato unicamente dalla pur notevole presenza di capitale sociale . E’, invece, necessario considerare i fattori macroeconomici che lo hanno facilita¬to (non è un caso che i distretti si affermino alla fine del grande periodo di espansione economica italiana del dopoguerra) e la presenza consistente di capitale sia umano e sia finanziario. Altrettanto importante è considerare che la fiducia e il capitale sociale posso¬no prodursi ex novo quando si verifichino nuove tipologie di relazioni sociali o, al contrario, possono consumarsi quando siano usati in chiave esclusivamente stru¬mentale (così come, secondo Weber , i beni esteriori si trasformano in una gabbia che finisce per far sparire la radice dell' etica puritana da cui era nato il capitalismo). |
Le stesse ricerche empiriche sulla relazione tra
fiducia, capitale sociale e crescita economica ci spingono ad adoperare
modelli causali più complessi della semplice relazione unidirezionale
tra fiducia/capitale sociale e sviluppo. A tal proposito, uno studio della
Banca Mondiale propone un quadro di riferimento concettuale per interpretare
lo sviluppo in cui il rapporto tra fattori socio culturali e crescita economica
è mediato dalle modalità di fun¬zionamento delle istituzioni
politiche. Innanzitutto, viene adoperato il concet¬to di coesione sociale
al posto di quello più ambiguo di capitale sociale. Le dimensioni principali della coesione sono: i tassi di partecipazione associativa, la fiducia negli altri componenti della società, la distribuzione del reddito fra le diverse classi, l'eterogeneità etnica e linguistica. Naturalmente ciascuna di que¬ste grandezze è correlata positivamente con i tassi di crescita economica, anche se in misura diversa. Le ultime due: la distribuzione del reddito e l’eterogeneità etnica e linguistica correlano in misura maggiore, mentre molto debole appare la correlazione della prima: i tassi di partecipazione associativa, che è forse la più classica unità di misura del capitale sociale. Ma è soprattutto interessante notare come il rappor¬to fra coesione sociale e sviluppo sia mediato da un'altra variabile fondamenta¬le che è la qualità delle istituzioni politiche. La coesione sociale, cioè, è la condi¬zione ambientale che consente la costruzione di istituzioni più solide, più demo¬cratiche e più orientate al bene comune, non condizionate della difesa di inte¬ressi particolaristici. È la performance di queste istituzioni che poi spiega più direttamente lo sviluppo economico di un paese. |
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