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LEGALITA’,
CRIMINALITA’ E SICUREZZA
NEL MEZZOGIORNO D’ITALIA
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La Calabria, come l’intero Meridione, ha sempre sofferto la presenza
sul proprio territorio di organizzazioni malavitose che hanno arrestato
e ostacolato un equilibrato sviluppo socio – economico.
Un’analisi condotta dal Ministero dell’Interno rafforza la
consapevolezza del ruolo decisivo della sicurezza quale fattore che concorre
a determinare la competitività di un territorio.
In particolare:
• la contrazione degli omicidi è trainata dalla riduzione
nel Mezzogiorno (-38,7 per cento, contro un aumento del 3,1 per cento
nel Centro-Nord); ne consegue che la quota degli omicidi del Mezzogiorno
è passata dal 65 per cento del totale nazionale dei delitti nel
1996 al 53 per cento nel 2003, con una significativa tendenza alla convergenza
• le denunce di estorsione sono in calo nel Mezzogiorno e in aumento
nel Centro-Nord, dove si concentra più della metà di tale
tipo di reati;
• il dato complessivo sulle rapine, in aumento a livello nazionale,
cresce più nel Centro-Nord che nel Mezzogiorno;
• il numero delle associazioni per delinquere aumenta nel Centro-Nord
e si riduce nel Mezzogiorno, a dimostrazione di una differente crescita
delle strutture criminali organizzate, “al netto” dei fenomeni
tipicamente mafiosi;
Dopo alcuni anni di flessione, si assiste a un incremento dei reati collegati
al crimine organizzato nel Mezzogiorno che, per la natura stessa del fenomeno,
appaiono concentrati in aree ben delimitate. Le situazioni conflittuali
nell’ambito della criminalità organizzata di tipo mafioso
producono ancora un rilevante numero di omicidi, passati nel 2003 da 90
a 131.
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L’incremento si concentra soprattutto
in Campania (da 47 a 75) e in Calabria (da 17 a 26), regioni dove si sono
registrati oltre i tre quarti del totale degli episodi. Nel corso del 2003
si sono registrati 12 provvedimenti di scioglimento di consigli comunali
per infiltrazione e condizionamento mafioso (8 in Calabria, 1 in Campania
e 3 in Sicilia), seguiti da altri 6 provvedimenti nei primi 11 mesi del
2004 (1 in Calabria, 2 in Campania e 3 in Sicilia).Gli attentati dinamitardi
e incendiari (fortemente sintomatici di una pressione estorsiva e/o intimidatoria
sul territorio da parte della malavita organizzata) crescono nel Mezzogiorno,
con una quota che supera il 90 per cento del dato nazionale nel 2003.
Anche in questo caso gli episodi appaiono legati ad alcuni territori specifici:
la sola provincia di Reggio Calabria (228 episodi) supera nel 2003 il 15
per cento del dato nazionale; se si considerano anche le province di Vibo
Valentia (149 episodi) e Catanzaro (67 episodi), si raggiunge circa un terzo
di tutti i reati di questo tipo.
Un’ulteriore ricerca fornita dal Dipartimento Politiche per lo Sviluppo
del Ministero del Tesoro afferma che il 14,2% delle imprese del Nord che
hanno già investito al Sud vedono nella presenza della criminalità
nel territorio meridionale una “difficoltà superiore alle previsioni”.
Mentre questo dato sale al 23% per le imprese del Nord che hanno in progetto
di investire nel Sud.
E’ questo un indicatore che può essere preso come assoluto,
oppure è solo rilevatore di un disagio, è la punta di un iceberg
sommerso ? |
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La ricerca non dispone di altri strumenti e dati,
anche perché dai colloqui qualitativi è emerso che nessuna
delle imprese già presenti nel Sud avrebbe infatti lamentato la presenza
di fenomeni significativi per quanto riguarda l’azione della criminalità
“organizzata” o, anche, di quella “comune”. In quest’ultimo
caso i danni subiti (soprattutto con piccoli furti di attrezzature, specie
nella fase di realizzazione dello stabilimento) non sarebbero superiori
a quelli ai quali le aziende del Nord sono abituate nei loro territori.
Non sembrano esservi problemi particolari per le imprese insediate nel Sud
neanche nello svolgimento dell’attività di selezione della
manodopera, o nell’attività di relazione con il tessuto locale
per la commercializzazione e distribuzione dei prodotti. Tuttavia è
proprio dall’incrocio fra i dati quantitativi e quelli qualitativi
che potrebbe emergere l’ambiguità di questi elementi, e la
stessa difficoltà delle imprese a parlare più chiaramente
del tema.
Questi elementi raccolti sul tale argomento devono comunque essere considerati
con molta cautela anche perché il campione delle imprese intervistate
al Sud è stato interamente selezionato all’interno di contesti
locali particolarmente presidiati come quelli dei Contratti d’area.
Tale carattere peculiare ha certamente concorso a caratterizzare il risultato,
pur con tutte le considerazioni prima esposte. In molti casi poi, si è
sottolineata, al di là della buona volontà, la persistenza
di difficoltà operative delle forze preposte alla prevenzione e alla
tutela dell’ordine pubblico nell’esercizio delle loro funzioni
di presenza e di vigilanza nelle zone industrializzate. Assai frequente,
in proposito, è pertanto la necessità di ricorrere a servizi
di vigilanza privata con i quali è risultato più agevole stabilire,
a pagamento, misure di servizi adeguati alla sorveglianza e alla sicurezza
richiesti.
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