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Il ruolo del credito nello sviluppo delle economie locali è sicuramente importante e considerarlo come un prius, o comunque una precondizione dei processi di crescita del territorio è un principio ormai accettato dalla comunità scientifica e dai policy makers. Il recente dibattito sui rapporti Banche- imprese nel Mezzogiorno è una testimonianza della sua rilevanza, un tema comunque difficile che va trattato con equilibrio. L'evoluzione delle strutture finanziarie influenza lo stesso andamento della crescita reale, in quanto nelle aree sviluppate e soprattutto in quelle deboli o in ritardo, la presenza di una efficiente struttura finanziaria costituisce una delle premesse indispensabili per il decollo del processo di sviluppo economico. E’ notorio, comunque, come dimostra l’evidenza empirica, che esiste una relazione positiva tra lo sviluppo del sistema bancario e la crescita economica a livello locale; una sorta di “causazione circolare cumulativa” in grado di produrre un circolo virtuoso o vizioso, a seconda del grado di efficienza del settore finanziario locale e nazionale. Infatti, dalle analisi realizzate su dati provinciali, emerge una chiara relazione, anche se non sempre positiva in tutte le realtà locali, tra livello del Pil pro capite, tassi di interesse, ROI e sofferenze: più bassi sono i tassi di interesse, maggiore è il livello di sviluppo e quindi il ROI, minori sono le sofferenze. |
E’ evidente come le province italiane,
dove il livello del Pil pro capite è più elevato o comunque
superi una certa soglia, che potrebbe essere individuata intorno all’80%
del valore medio nazionale, registrino una percentuale di sofferenze sul
totale dei crediti erogati più bassa (relazione inversa tra livello
del PIL pro capite e sofferenze), con un conseguente costo del danaro inferiore
al dato medio nazionale (tasso di interesse medio a breve – relazione
inversa tra livello del PIL pro capite e tassi di interesse). Il risultato è molto evidente soprattutto al Sud dove il gap tra la presenza di alti tassi e il basso ROI è notevole, e risulta una importante concausa del basso livello del PIL pro capite, indicatore-proxy del livello di sviluppo di un territorio. La conclusione è che, a parità di condizioni, le imprese localizzate in province, dove i tassi di interesse sono mediamente più bassi, avranno un rendimento del capitale proprio e quindi, più in generale, degli investimenti maggiore, con la creazione di un circolo virtuoso che riduce il rischio d’impresa per le banche. Paradossalmente, l’effetto “avvitamento” penalizza le realtà più deboli che inevitabilmente avranno maggiore difficoltà a creare sviluppo o comunque avranno bisogno di tempi relativamente più lunghi e l’esperienza del Mezzogiorno è un esempio estremamente pertinente. In Calabria i tassi di interesse applicati sui finanziamenti a breve risultano più elevati mentre quelli a medio e lungo termine hanno condizioni simili in tutto il Paese. |
Secondo elaborazioni su dati della Banca d’Italia,
per quanto riguarda i tassi sui prestiti a breve si osserva come il differenziale
fra quelli applicati nell’area del Mezzogiorno e quelli del Nord-Italia
oscilli fra 1,5 e 2 punti percentuali, in diminuzione rispetto ai valori
massimi registrati a metà degli anni novanta, mentre tale differenziale
si attesta su ½ punto per i prestiti a medio/lungo termine. |
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