Le premesse per l’innesto
di traiettorie di sviluppo
a. La teoria del capitale sociale
b. Cultura civica e fiducia
c. I circoli virtuosi dello sviluppo
 
     
Una nuova immagine
del Meridione
a. Le ricerche sullo sviluppo locale
b. Le nuove politiche per il Sud
c. Cosa accade dopo l’allargamento?
 
           
 
IL RAPPORTO BANCHE – IMPRESE

Il ruolo del credito nello sviluppo delle economie locali è sicuramente importante e considerarlo come un prius, o comunque una precondizione dei processi di crescita del territorio è un principio ormai accettato dalla comunità scientifica e dai policy makers. Il recente dibattito sui rapporti Banche- imprese nel Mezzogiorno è una testimonianza della sua rilevanza, un tema comunque difficile che va trattato con equilibrio.

L'evoluzione delle strutture finanziarie influenza lo stesso andamento della crescita reale, in quanto nelle aree sviluppate e soprattutto in quelle deboli o in ritardo, la presenza di una efficiente struttura finanziaria costituisce una delle premesse indispensabili per il decollo del processo di sviluppo economico. E’ notorio, comunque, come dimostra l’evidenza empirica, che esiste una relazione positiva tra lo sviluppo del sistema bancario e la crescita economica a livello locale; una sorta di “causazione circolare cumulativa” in grado di produrre un circolo virtuoso o vizioso, a seconda del grado di efficienza del settore finanziario locale e nazionale.

Infatti, dalle analisi realizzate su dati provinciali, emerge una chiara relazione, anche se non sempre positiva in tutte le realtà locali, tra livello del Pil pro capite, tassi di interesse, ROI e sofferenze: più bassi sono i tassi di interesse, maggiore è il livello di sviluppo e quindi il ROI, minori sono le sofferenze.

  E’ evidente come le province italiane, dove il livello del Pil pro capite è più elevato o comunque superi una certa soglia, che potrebbe essere individuata intorno all’80% del valore medio nazionale, registrino una percentuale di sofferenze sul totale dei crediti erogati più bassa (relazione inversa tra livello del PIL pro capite e sofferenze), con un conseguente costo del danaro inferiore al dato medio nazionale (tasso di interesse medio a breve – relazione inversa tra livello del PIL pro capite e tassi di interesse).

Il risultato è molto evidente soprattutto al Sud dove il gap tra la presenza di alti tassi e il basso ROI è notevole, e risulta una importante concausa del basso livello del PIL pro capite, indicatore-proxy del livello di sviluppo di un territorio.
La conclusione è che, a parità di condizioni, le imprese localizzate in province, dove i tassi di interesse sono mediamente più bassi, avranno un rendimento del capitale proprio e quindi, più in generale, degli investimenti maggiore, con la creazione di un circolo virtuoso che riduce il rischio d’impresa per le banche.

Paradossalmente, l’effetto “avvitamento” penalizza le realtà più deboli che inevitabilmente avranno maggiore difficoltà a creare sviluppo o comunque avranno bisogno di tempi relativamente più lunghi e l’esperienza del Mezzogiorno è un esempio estremamente pertinente.
In Calabria i tassi di interesse applicati sui finanziamenti a breve risultano più elevati mentre quelli a medio e lungo termine hanno condizioni simili in tutto il Paese.
 

Secondo elaborazioni su dati della Banca d’Italia, per quanto riguarda i tassi sui prestiti a breve si osserva come il differenziale fra quelli applicati nell’area del Mezzogiorno e quelli del Nord-Italia oscilli fra 1,5 e 2 punti percentuali, in diminuzione rispetto ai valori massimi registrati a metà degli anni novanta, mentre tale differenziale si attesta su ½ punto per i prestiti a medio/lungo termine.

Ben evidente appare, come si evince dalla prossima tabella, che le province di Vibo Valentia, Cosenza e Reggio Calabria, dal 1999 al 2002, siano in Italia le aree con il più alto costo del danaro con un differenziale di punti percentuali nel 2000 dei tassi di interesse tra la prima e l’ultima provincia pari a 4,82.
Tali differenze trovano spiegazione in molteplici fattori: nella diversità del grado di rischio, nei tempi di recupero e quindi nella quota del credito recuperato, nella frammentazione dei rapporti creditizi.

E’ inoltre diversa l’incidenza delle garanzie reali nei prestiti a breve e in quelli a medio lungo termine. Il tasso di decadimento, cioè il rapporto tra le nuove entrate in sofferenza rispetto al totale dei finanziamenti, è risultato nel 2003 del 2,9% nel meridione mentre solo dello 0,92% nel Nord-Ovest. Se si considera lo stock di sofferenze questo divario è ancora più elevato (11,40% per il meridione e il 2,70% per il Nord – Ovest). Cioè il divario permane ancora elevato.
Inoltre, al Sud è sensibilmente più elevata la quota dei crediti di importo limitato sul totale: quelli inferiori ai 75.000 euro sono pari al 33,7% al Sud rispetto al 14,2% al Centro Nord. Anche quelli di importo superiore ai 75.000 euro registrano al Sud un importo medio unitario più contenuto: 381.000 euro vs 598.400 del Centro Nord.

contatti | news | link utili
---------------- Contenuti Rositano Domenico © All rights reserved - engineered site by Luca Pavan ----------------